I segretari della Camera del Lavoro di Milano. Le biografie

In occasione del Congresso della Camera del Lavoro metropolitana di Milano, pubblichiamo le biografie dei primi otto segretari generali (continua...) 

  1. ALBERGANTI GIUSEPPE

  2. INVERNIZZI GAETANO

  3. BITOSSI REANTO

  4. MONTAGNANA MARIO

  5. VENEGONI CARLO

  6. BRAMBILLA GIOVANNI

  7. BONACCINI ALDO

  8. DE CARLINI LUCIO

 a cura di Eleonora Cortese

ALBERGANTI GIUSEPPE Stradella (PV),1898 – Milano, 1980

Giuseppe Alberganti nacque a Stradella (PV) il 4 luglio 1898 da una famiglia di sindacalisti da quattro generazioni. Traferitosi a Milano, all’età di 12 anni entrò come operaio alla Pozzi e Monti, dove lavorò dal 1910 al 1912. Iniziò fin da subito a frequentare la Camera del Lavoro, che a quel tempo aveva sede presso la Società Umanitaria, in via Manfredo Fanti.

Fu licenziato a seguito di un comizio durante il quale indisse il suo primo sciopero e come riportato in Autobiografia di un sovversivo 1898-1923, proprio «in fatto di lotta di classe (per dirla con Gramsci) non [aveva] mai avuto, e non [avrebbe avuto mai] mai, la concezione del giardiniere inglese a modo, per bene, educato e remissivo».

Nell’ottobre 1916, dopo aver vinto il concorso per operai allievi fuochisti indetto dalla direzione delle ferrovie dello Stato, iniziò a prestare servizio al deposito di Arona. Destinato al 6° Genio ferrovieri di Torino coltivò i contatti con gli ambienti operai torinesi, nell’agosto 1917 prese parte alla rivolta del pane contravvenendo agli ordini del tenente e per punizione l’anno seguente fu spedito in Libia.

Tornato dal fronte nell’ottobre del 1919, A. riprese il suo impiego nelle Ferrovie dello Stato proprio mentre si diffondevano le occupazioni nelle fabbriche e nelle terre e montavano le violenze perpetrate dalle squadracce fasciste. Maturò in quel contesto una coscienza antifascista. Trasferito come macchinista al deposito di Arona iniziò la sua attività sindacale e assunse la direzione degli Arditi del Popolo, organizzazione impegnata nella lotta contro i fascisti e nella difesa della Casa del Popolo.

Nel 1921 la famiglia Alberganti aderiva all’unisono al neo-nato partito comunista e Giuseppe diventava segretario della sezione di Arona. Per le sue idee e la sua militanza fu dapprima trasferito a Milano e successivamente licenziato per “scarso rendimento”. Negli anni Venti fuoriusciva dal Paese emigrando in Francia, e poi in Urss dove frequentò la scuola militare. Tornato in Italia arrestato nel 1928, rilasciato l’anno successivo per mancanza di prove si dedicò alla ricostruzione del Comitato federale di Milano.

Dal 1933 a 1937 Alberganti lavorò presso Centro estero del partito e 1937 partecipò alla guerra di Spagna. Fu arrestato, una seconda volta, in Francia, dove ricopriva l’incarico di responsabile della manodopera straniera e dell’Unione Popolare Italiana, e trasferito nel campo di concentramento di Vernet d’Ariège prima di essere consegnato alla polizia fascista, e condannato a cinque anni di confino nell’isola di Ventotene.

Liberato nel 1943 dopo la caduta del fascismo, col nome di battaglia Cristallo fu designato, prima, responsabile della Federazione milanese del partito, poi, responsabile del Triumvirato insurrezionale dell’Emilia Romagna.

Nell’aprile 1945 organizzo e prese parte all’insurrezione di Milano.

Con lo scioglimento del Comitato sindacale, che aveva agito in clandestinità, e la ricostituzione della Camera del Lavoro di Milano, Giuseppe Alberganti, fu eletto primo segretario della CdL liberata.

Dal 1948 al 1958 fu segretario della Federazione milanese del Pci.

Nel contempo partecipò alla Costituente, fu senatore della Repubblica per le prime due legislature e deputato nella terza legislatura.

A. rimase fedele agli Arditi del Popolo, all’Alleanza del Lavoro per tutta la sua esperienza politica: per lui il posto dei comunisti era dentro il movimento di massa. Questo stesso spirito lo portò dal ’68 al ’70 ad avvicinarsi alla realtà delle lotte studentesche e operaie, in contrasto col suo stesso partito, e nel 1976 con la trasformazione del Movimento studentesco in Movimento lavoratori per il socialismo ne divenne presidente.

Morì a Milano il 3 novembre 1980.

Fonte: F. Andreucci, Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, vol. I, Roma 1975, Autobiografia di un sovversivo 1898-1923, Archivio della Cgil di Milano, 1996; www.treccani.it

 

INVERNIZZI GAETANO Acquate (Lc),1899 – Milano, 1959

Gaetano Invernizzi nacque ad Acquate l’11 ottobre del 1899 da una famiglia di umili origini, primogenito di Isaia Invernizzi e Rosa Vasecchi. Inizia a lavorare con il padre come tappezziere fine le elementari, è patriottico, religioso e interventista.

Fu iniziato alla politica dal cugino del padre Cirillo Invernizzi, ferroviere socialista, che lo introduce alle riunioni della Camera del Lavoro e del Teatro del popolo e nel 1919 prense la tessera del sindacato.

Nel sindacato lecchese incontra Francesca Ciceri, giovane operai metallurgica che diventò sua compagna di lotta e di vita e, abbandonato il lavoro del padre, fu assunto in un’azienda metallurgica, la ditta Piloni. Licenziato nell’agosto del 1922 perché era un agitatore sindacale, si iscrive al Partito Comunista.

Perseguitato dai fascisti espatriò in Francia come lavoratore emigrato grazie alla Società Umanitaria e lì condusse attività politica e di coordinamento internazionale per conto del PCd’I tra la Francia, l’Italia e l’Urss.

Nel 1936 fu arrestato assieme alla Ciceri e condannato a 14 anni di reclusione.

Liberato dopo il luglio 1943 tornò a Lecco a organizzare la Resistenza antifascista sulle montagne del lecchese.

Il 26 aprile del 1945 dopo che una formazione di partigiani aveva occupato la sede dei sindacati fascisti di porta Vittoria, Invernizzi, con gli altri dirigenti del Comitato sindacale, vi si trasferirono. Redige il Manifesto ai lavoratori milanesi che portava le firme di Gaetano Invernizzi per il Partito comunista, Luigi Morelli per la Democrazia cristiana e Fortunato Saccani per il Partito socialista. Entrò a far parte della segreteria, guidata da Alberganti Invernizzi con il compito di curare i rapporti con le organizzazioni padronali.

Il 4 gennaio del 1947 divenne segretario generale al posto di Giuseppe Alberganti in un momento difficile che vede la rottura dell’unità antifascista, l’attentato a Togliatti e la scissione sindacale

Fu parlamentare durante la prima legislatura e di consigliere comunale di Milano.

Invernizzi lasciò la Camera del Lavoro di Milano nel 1950, sostituito da Renato Bitossi.

Dal 1951 al 1954 diresse la Federazione dei lavoratori alimentaristi (FILIA) e ottenne il primo contratto nazionale. Morì a Milano il 23 marzo 1959.

Fonte: Archivio della Camera confederale del Lavoro di Milano, Archivio del Lavoro, Sesto San Giovanni;

 

BITOSSI RENATO Firenze,1899 – Roma, 1969

Renato Bitossi nacque a Firenze il 31 marzo 1899, da Giovanni ed Ermellina Lucchesi. Operaio meccanico, nel 1913 entrò a lavorare nelle Officine Galileo, impegnandosi subito nell'attività politica e sindacale. Nel 1914 si iscrisse alla Federazione italiana operai metallurgici (FIOM). Chiamato alle armi nel 1917, fu congedato nel gennaio 1919 e intensificò la propria attività quale membro della Commissione interna e militante della Federazione giovanile socialista, della quale divenne presto dirigente locale. Nello stesso periodo entrava a far parte del Comitato direttivo del sindacato metallurgico fiorentino.

Insieme con tanti altri giovani socialisti del primo dopoguerra, Bitossi guardava alla rivoluzione sovietica come all'esempio da imitare per la conquista del potere da parte della classe operaia italiana e nel 1921 aderì subito al Partito comunista d'Italia.

Ferito in uno scontro con gli squadristi fu costretto, nel 1924, ad abbandonare Firenze, trasferendosi prima a Torino e poi emigrando in Francia.

Nel 1927 rientrato clandestinamente in Italia per organizzare dall'interno la lotta al fascismo fu arrestato a Milano e condannato dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato, a otto anni e sette mesi di reclusione. Fu rilasciato per indulto nel 1932, arrestato nuovamente nel 1934 venne confinato a Ponza, poi a Pisticci e a Tricarico (Matera), e infine venne liberato nel luglio 1943 alla caduta del fascismo.

Fu animatore, dopo l'8 settembre 1943, della costituzione di diverse formazioni partigiane in Toscana e, come ispettore delle brigate Garibaldi, svolse un importante ruolo di coordinamento della lotta di liberazione a Pisa, Livorno e Lucca.

Dopo la liberazione fu nominato vicesindaco di Lucca, segretario della Camera del lavoro di Firenze, vicesegretario della CGIL e membro del comitato centrale del partito comunista.

Dal 1950 al 1952 ricoprì la carica di segretario responsabile della Camera del Lavoro di Milano in sostituzione di Gaetano Invernizzi

Eletto deputato all'Assemblea costituente nella circoscrizione di Firenze-Pistoia, Bitossi fu senatore dal 1948 al 1968.

Dal 1961 ricoprì anche la carica di presidente della Federazione sindacale mondiale

In seno alla CGIL fu uno dei più convinti assertori di una forte centralizzazione della trattativa sindacale, contro la tendenza a sviluppare la contrattazione articolata per aziende. Rimase ai vertici del sindacato anche negli anni Sessanta: dal 1960 al 1968 è presidente dell'Istituto nazionale confederale assistenza (INCA-CGIL) e quindi, per pochi mesi, fino alla sua scomparsa, segretario generale della Federazione italiana pensionati..

Morì a Roma il 5 ottobre 1969.

Fonte: Archivio della Camera confederale del Lavoro di Milano, Archivio del Lavoro, Sesto San Giovanni; Encicolpedia dell’antifascismo e della Resistenza, I, Milano, 1968;

 

MONTAGNANA MARIO Torino, 1897 – 1960

Mario Montagnana nacque a Torino il 22 giugno 1897, quinto di sette figli di una famiglia di origine ebraica appartenente alla piccola borghesia cittadina. Crebbe in uno dei quartieri cittadini più sensibili alle idee socialiste, Borgo San Paolo.

Dopo aver conseguito la licenza tecnica e in seguito alla morte del padre lavorò come meccanico per la Diatto e per la Lancia.

A 16 anni si iscrisse al Partito socialista italiano e nel 1917 partecipò ai moti per la mancanza del pane, contro il carovita e contro la guerra. Fu arrestato e segnalato dalla prefettura torinese come un elemento che «esercita notevole influenza», in specie tra i giovani. Entrò prima a far parte del gruppo dell’Ordine Nuovo, fu tra i fondatori del PCd’I e redattore del quotidiano comunista (l’Ordine Nuovo, appunto).

La sorella Rita, anch’essa militante comunista, nel 1924 divenne la moglie di Palmiro Togliatti.

Lavorò per l’Unità fino alla sua soppressione in seguito alle leggi fascistissime e per sfuggire all’arresto il giornalista comunista fu costretto a emigrare in Francia.

Svolge attività politica tra la Francia, il Belgio, l’Italia e l’Urss. Nel 1936 fu tra i volontari della guerra civile spagnola. Rientrato in Francia diresse fino alla chiusura il quotidiano La voce degli Italiani. Dal 1939 al 1941 Montagnana fu internato nei campi di concentramento di Vernet d’Ariège e di Les Milles, appena liberato emigrò a Città del Messico, dove rimase fino al 1946. Durante l’esilio messicano ebbe modo di scrivere l’autobiografia Ricordi di un operaio torinese (Roma 1949).

Rientrato in Italia fu chiamato a far parte della Consulta nazionale, e poi eletto all’Assemblea costituente. Fu deputato (I e II legislatura) e senatore (III legislatura) e si occupò in prevalenza di questioni relative al mondo del lavoro.

Dal 1952 al 1955 ha ricoperto la carica di segretario responsabile della Camera del Lavoro di Milano.

Fu tra le altre cose fondatore dell’Alleanza per la ricreazione popolare, che anni dopo sarebbe divenata ARCI.

Morì a Torino l’8 agosto 1960

 

VENEGONI CARLO Legnano, 1902 – Milano,1983

Nato a Legnano (Milano) il 7 maggio 1902, secondo di sei fratelli (Maria, Mauro, Gina, Pierino e Guido) fu tra i maggiori esponenti della Resistenza lombarda.

Entrato al Cotonificio Cantoni come operaio a dodici anni, a quindici fu organizzatore insieme al fratello minore Mauro del locale circolo socialista. Assunto nel 1917 alla Franco Tosi, venne licenziato per rappresaglia per aver guidato l'occupazione delle fabbriche nel Legnanese.

Comunista dalla scissione di Livorno divenne segretario del partito a Legnano e poi capozona per l'Alto Milanese. Inserito nel 1924, su indicazione dello stesso Gramsci, nella delegazione italiana al V Congresso dell'Internazionale comunista a Mosca, prese posizione a favore di Trozkij insieme a Ruggero Grieco e alla sinistra del partito.

Nel 1926 fu incaricato di ricostituire la Confederazione generale del lavoro. Arrestato una prima volta nel 1927 fu condannato dal Tribunale speciale a dieci anni di reclusione, usci per indulto nel 1934. Fu, poi, internato nel campo di Colfiorito (Perugia) e ricoverato nel sanatorio di Vialba (Milano) e quindi in quello di Legnano, da dove si allontanò il 25 luglio 1943 per organizzare il movimento comunista della Valle Olona.

Carlo Venegoni fu arrestato il 28 agosto 1944 e deportato nel lager di Bolzano (numero di matricola 3906) dove conobbe la rappresentante del Psi nel comitato clandestino di resistenza, Ada Buffulini, che sarebbe divenuta sua moglie. Evaso dal campo si trasferì a Genova dove diresse fino all'insurrezione le brigate Garibaldi Sap della zona centro.

Grazie all’iniziativa dei fratelli Venegoni l'Alto Milanese fu una delle zone nelle quali repubblichini e nazisti ebbero più vita dura. Pubblicavano un giornale clandestino Il Lavoratore sul quale scrivevano, contro il volere della dirigenza comunista, della necessità di un dibattito interno al partito. Solo nel giugno 1944 i Vengoni rientrano (con l'eccezione di Mauro) a pieno titolo nel Pci con tutta la loro ramificata organizzazione.

Archiviata la durissima parentesi della dittatura fascista e della guerra divenne il primo segretario responsabile della neonata Camera del Lavoro di Genova e lavorò poi all'ufficio di organizzazione della CGIL, al fianco di Giuseppe Di Vittorio.

Dal 1955 al 1958 fu segretario responsabile della Camera del Lavoro di Milano.

Fu pure consigliere comunale a Legnano e a Milano, e deputato per tre legislature, restando fino alla morte (1983) nel Comitato federale del PCI milanese e negli organismi dirigenti dell'ANPI e dell'ANPPIA (l'Associazione dei perseguitati politici antifascisti).

Morì a Milano il 21 febbraio 1983.

 

BRAMBILLA GIOVANNI 1910 – 1994

 

Giovanni Brambilla nacque a Niguarda (Milano) il 14 giugno 1910 da una famiglia operaia e socialista.

Frequentò fin da giovanissimo il circolo socialista di Niguarda dove assorbì quei valori e quelli ideali che fecero di lui un militante antifascista. Aderì a 16 anni alla Federazione giovanile comunista italiana.

Arrestato per attività antifascista nel 1936 fu confinato alle isole Tremiti e a Ventotene.

Partecipò all’organizzazione degli scioperi del marzo 1943 e durante i 45 giorni del governo Badoglio diresse le lotte dei lavoratori per il riconoscimento della Commissione interna. Durante la Resistenza armata Brambilla fu a capo delle Brigate Garibaldi fino alla Liberazione.

Dal 1945 al 1952 fu vicesegretario della Federazione milanese del Pci.

Nel 1952 entrò a far parte della segreteria della CdL di Milano e nel settembre 1953 divenne segretario responsabile della Fiom milanese, carica che lasciava nel 1958, anno in cui fu eletto segretario responsabile della Camera del Lavoro di Milano.

Nel 1963 fu sostituito da Aldo Bonaccini

Fu consigliere al Comune di Milano dalla Liberazione al 1963 e senatore per due legislature.

Fu componete del Comitato centrale e della Commissione centrale di controllo del Pci, e responsabile della formazione dei quadri e dell’attività regionale in Lombardia.

Negli anni Ottanta assunse la carica di presidente della Commissione regionale di controllo del Pci lombardo e di vicepresidente dell’Istituto lombardo per la storia del movimento di Liberazione in Italia.

Morì a Milano nel 1994.

 

Fonti: Archivio della Camera confederale del Lavoro di Milano, Archivio del Lavoro, Sesto San Giovanni; Archivio della Fiom di Milano, Archivio del Lavoro, Sesto San Giovanni; La Fiom di Milano. I funzionari 1945-1985, a cura della Fiom Cgil, 1985.

 

BONACCINI ALDO Napoli, 1920 – Milano, 2010

Aldo Bonaccini nacque a Napoli il 27 giugno 1920 da una famiglia operaia di origine fiorentina.

Si trasferì con la famiglia a Milano all’età di 10 anni. Emigrato successivamente in Francia, entrò in contatto con gruppi socialisti e di Giustizia e Libertà; durante il ventennio fascista entrò a far parte del Partito comunista clandestino .

Richiamato alle armi durante la seconda guerra mondiale fu prigioniero in campo di concentramento nell’Africa del Nord.

Attivista sindacale in un’azienda di credito subito dopo la guerra, negli anni 1946 – 1947 lavoro presso l’Ufficio regionale del lavoro quale addetto all’ufficio di collocamento da cui fu estromesso per rappresaglia.

Entra in Camera del Lavoro alla fine del 1947 occupandosi del settore vertenze e poi dell’ufficio studi economici, dove seguì in particolare l’accordo sulla scala mobile del 1947 e quello relativo al riconoscimento delle Commissioni Interne.

Fu chiamato alla segreteria provinciale della Fiom dove rimase sino al 1956, quando il segretario era Giovanni Brambilla.

Dal 1957 al 1959 ricoprì la carica segretario del sindacato chimici.

Entrò nella segreteria della CdL nel 1961 e l’anno successivo divenne segretario generale. Dal 1963 al 1969 fu segretario del Comitato regionale lombardo della Cgil.

Dal 1969 al 1979 fu, invece, segretario della Cgil nazionale, prima come responsabile della politica economica e poi quale responsabile della politica internazionale.

Lasciò la Cgil nel 1979 quando fu nominato al Parlamento europeo dal Partito comunista

È morto a Milano nel 2010.

 

DE CARLINI LUCIO Codogno (Lo), 1940 – Roma 1990

Nato a Codogno nel 1940, rimasto prematuramente orfano di padre, De Carlini si è diplomato in ragioneria.

In giovane età, sostenendo posizioni vicine a quelle dal Partito Radicale, ha fatto la sua prima esperienza politica come dirigente della organizzazione degli studenti serali. Nel 1961 aderisce al Partito Comunista Italiano. La sua prima esperienza lavorativa è con la società di assicurazioni Duomo, poi alla Sit Simens dove viene licenziato per rappresaglia antisindacale in seguito alla sua candidatura alla Commissione Interna. Divenuto collaboratore come critico cinematografico, di Stasera, un giornale delle sinistra che è uscito per una breve stagione in edizione serale nella Milano nei primi anni sessanta, alla fine del 1962 è entrato a far parte dell’apparato della Camera del Lavoro di Milano, nell’ufficio studi del quale è divenuto ben presto il responsabile.

Nel 1967 De Carlini è eletto nella segreteria regionale della Cgil della Lombardia

Nel 1969 De Carlini passa alla segreteria della Camera del Lavoro di Milano, al fianco di Guido Venegoni e di Pier Luigi Perotta, nel corso della stagione della ripresa dell’unità sindacale, della sottoscrizione di importanti e qualificati rinnovi contrattuali, dell’avvio della politica delle riforme sulle pensioni, la casa, il fisco, il sistema dei trasporti, dell’abolizione delle gabbie salariali, delle mobilitazioni studentesche che dialogavano in modo non sempre facile con quelle operaie. Sono stati anche gli anni delle bombe alla Fiera di Milano, della morte dell’agente di polizia Antonio Annaruma, dell’attentato di Piazza Fontana. Gli anni segnati dalla risposta dei lavoratori milanesi alla strage, all’attacco alla convivenza civile e alla democrazia italiana, scatenati da settori dalla estrema destra con le coperture dei servizi deviati e di gravi complicità internazionali. Nel 1972, a solo 32 anni, è eletto segretario generale della Camera del Lavoro di Milano, la più grande d’Italia e d’Europa.

Nel 1980 è il primo segretario della neo-nata Filt-Cgil, che unificava ferrovieri, autoferrotranvieri, portuali, marittimi, gente dell’aria e del trasporto delle merci.

Nel 1985 De Carlini entra nella segreteria confederale della Cgil, come responsabile del settore del terziario e dei servizi.

È morto il 26 giugno 1990, a soli 50 anni.

Fonte: Lucio De Carlini, Un’irriducibile non conformista: scritti e discorsi in vent’anni di Cgil, Ediesse, 1991.

 

 

 

 

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