“Storia di Italo Busetto, partigiano, comunista, sindacalista”
L’incontro con Italo Busetto è avvenuto per la prima volta nel corso del progetto “Biografie sindacali”, promosso dall’Archivio del Lavoro: un dizionario biografico in costante aggiornamento, nato con l’intento di recuperare e far emergere la storia della rappresentanza del lavoro milanese e degli uomini e delle donne che ne hanno fatto la storia, e la cui lettura è in grado di restituirci gli elementi di continuità e di discontinuità nell’organizzazione e nella cultura del movimento dei lavoratori.
Abbiamo colto fin da subito la singolarità e per alcuni aspetti l’eccezionalità della figura di Busetto rispetto al background sociale e culturale dei militanti comunisti della sua generazione che avevano fatto la Resistenza e che poi erano approdati alla Cgil milanese: Busetto era un intellettuale, proveniva da una famiglia colta della borghesia napoletana, era avvocato, funzionario di banca, una figura che, dunque, offriva notevoli spunti di interesse e di riflessione ma che, a parer nostro, non erano stati sufficientemente indagati o valorizzati negli studi di storia locale sulla Resistenza, sul Pci milanese e sul sindacato. Da qui la volontà di ricostruire la sua biografia umana e insieme politica, intrecciando fonti di tipologia diversa, carte personali e famigliari, documenti d’archivio di Banca Intesa, della Camera del Lavoro e della federazione milanese del Pci, materiale a stampa. L’approccio biografico ci è sembrato immediatamente la scelta metodologica più efficace perché ci consente di evidenziare il nesso tra dimensione storica individuale e collettiva, di comprendere la complessità dei rapporti tra vita privata e pubblica, tra percorsi differenti, famigliari e istituzionali, tra storia culturale e storia politica. Una storia, quella di Busetto, che attraversa infatti gran parte del Novecento, gli anni del regime fascista, la guerra, la Resistenza, la ricostruzione democratica, le lotte dei lavoratori e che si snoda tra l’antifascismo di casa e l’ambiente universitario fascista, tra il lavoro in banca e la lotta armata, tra i salotti culturali e la fabbrica.